RECENSIONE VOGLIO AVERTI DI AVA LOHAN

3 Lug, 2020

TITOLO: Voglio averti
AUTORE: Ava Lohan
GENERE: Contemporary Romance
DATA DI PUBBLICAZIONE: 23 Giugno 2020
EDITORE: Self publishing
LINK D’ACQUISTO: Voglio averti

TRAMA:
Jenna Thompson è tutto quello da cui dovrei tenermi alla larga.
Perché è una ragazza madre.
Perché fa la difficile.
Lei vende fiori.
Io vendo il mio corpo.
Per questo mi disprezza.
Ma io non sopporto i rifiuti.
Quindi ecco quello che farò: mi fingerò migliore e lei cadrà ai miei piedi.
Anche se tenta di resistermi.
Sarà mia.
Perché sono un seduttore bugiardo.
Ricco da fare schifo.
E decisamente irresistibile.
Mi chiamo Finn Wickham, non ho un cuore e sono un accompagnatore di lusso per sole donne, tra cui l’attrice più famosa del momento.
E adesso voglio avere Jenna, la sua più grande fan.
Solo per una notte. Al massimo due.
Perché odio i fiori.
Non sopporto i lattanti.
E la monogamia non rientra nella mia lista delle priorità.

ROMANZO AUTOCONCLUSIVO

Eccomi peccatrici sono la vostra pecora Lisa, e vi parlerò della mia ultima lettura. Voglio averti di Ava Lohan è stata una lettura davvero travolgente!
Sicuramente Finn e Jenna vi faranno innamorare e vi trascineranno in un vortice di passione incontrollata.
Inizialmente conosceremo un Finn adolescente, incazzato con i suoi genitori perché hanno già programmato la sua vita, vita che lui assolutamente non vuole avere. Incontreremo Daisy, colei che rapirà il cuore di Finn, ma scopriremo presto che purtroppo il loro amore sarà destinato a finire. Poi un salto temporale, ora abbiamo davanti un uomo incazzato, rassegnato, deluso e ferito dalla vita. Finn decide quindi di chiudere il suo cuore a tutti e fare l’accompagnatore per donne, e che accompagnatore, degno di una corona. Poi entrerà in scena Jenna, la ragazza del negozio dei fiori, non essendo mai stato rifiutato lei diventerà la sua ossessione. Non può legarsi a lei, non può innamorarsi di lei, ma vuole averla, deve averla! Lei è diversa, nessuna può essere paragonabile a lei. Cosa succederà? Si renderanno conto che arriveranno a un punto di non ritorno? Chi è veramente Finn Wickham?
In questo romanzo ho pianto, cazzo ho pianto davvero a sussulti… Mi ha fatto arrabbiare, ridere, perché è veramente fantastico vedere i battibecchi tra Kegan e Finn, tra Jenna e Finn. Non è stata assolutamente una lettura pesante o ripetitiva, sono 540 pagine piene di ansia, suspense, incazzature e perché no, tenerezza. Lui un personaggio davvero da amare, non posso dire che ha spodestato Kegan, perché per me lui è stato il mio primo amore, ma ha veramente un grande potenziale! Un storia che ti trascina pagina dopo pagina, vuoi scoprire, capire e indagare nella vita di questo ragazzo ormai “distrutto”. Jenna, beh lei è fantastica, cazzuta, irremovibile, ma anche dolce e probabilmente ha tanta pazienza. Che dire ragazze per me è un romanzo da non perdere, ovviamente prima di leggere “Voglio Averti” dovete leggere “Lui vuole me” e “Io voglio lei” per avere un quadro della situazione ancora più ricco e capirete l’identità di tutti i personaggi. Vi aspetto con la vostra opinione.
Baci, baci Lisa.

RECENSIONE DAL PUNTO DI VISTA DI THAMMY

Ed eccomi, anch’io ho letto l’ultima opera di Ava Lohan e voglio dirvi cosa ne penso.
Parto col fare una confessione, ho amato i primi due romanzi e Kegan mi è rimasto sotto pelle. Forte, travolgente, moooolto hot, ma Finn…
So che dopo questa dichiarazione subirò il linciaggio da parte delle “pecorelle” devote a kegan ma io mi sono pazzamente innamorata di Finn! Questo stronzissimo spaccone, che piano piano rivelando il suo vero io, il suo vero cuore, è riuscito a conquistarmi.
Ebbene si, rimango sempre una “pecorella” ma del “greggie”di Finn 😂
La lohan è riuscita a creare una storia appassionante, coinvolgente, senza mai diventare pesante o monotona. Personaggi ben delineati, scrittura corposa che ti accompagna per mano pagina dopo pagina (e nei suoi romanzi non sono mai poche) a vivere tutte le emozioni dei personaggi.
La chicca è stato il rapporto con kegan, è stato bellissimo ritrovarlo.
Faccio i miei complimenti all’autrice per quest’ultima opera, mi hai rapita il cuore.
Ora vi lascio il mio solito baciato.
La vostra Thammy.

ESTRATTI

«Qual è la differenza tra fare sesso e… e fare l’amore?»

«Una scopata non prevede nessun coinvolgimento emotivo» cominciai a dirle. «La si fa e basta, è come andare al lavoro, è qualcosa che per quanto possa piacerti fai e termina lì. Sul momento. Non continui a pensarci all’infinito.» Tacqui, feci un profondo respiro e ripresi a parlare. «Fare l’amore richiede più di una semplice attrazione, è un confine che si supera, un’emozione incontrollabile che ti invade e non la senti soltanto sul tuo cazzo, ma in ogni fottuta particella del tuo corpo, è non riuscire a pensare ad altro che a quella persona, scopare con lei anche con la testa e con il cuore, quando ne hai ancora uno. E io non ce l’ho. Non più.»

«Ha bisogno di te» ammisi. «Tu eri riuscita a cambiarlo. E adesso è diventato peggio di prima. È di nuovo una bestia, e io non posso più vederlo così. Voleva che ti portassi le tue cose. Perciò, eccomi qua.» Rose si scostò i capelli chiari dal viso e mi guardò di nuovo. Una frazione di secondo, prima di rivolgere all’amica un’occhiata che assomigliava a una richiesta d’aiuto. «Ed è ora che te ne vada» si intromise Capelli d’oro venendo in suo soccorso. Andò subito dietro al bancone per prepararmi il mazzo con rose rosse e corallo. «Ecco i fiori per la tua bella. Addio» mi disse, tendendolo verso di me come se fosse un pacco bomba di cui voleva liberarsi. «Offre la casa, purché tu ti levi dalle palle e non faccia mai più ritorno qui dentro. Addio» ripeté. Non mi mossi di un passo e giocai sporco. Sapevo che il bracciale che stavo tirando fuori dalla tasca dei miei jeans non sarebbe passato inosservato allo sguardo attento di Rose, e non mi sbagliavo. Non appena i suoi occhi si fermarono sul braccialetto giallo che Kegan le aveva regalato, la sua bocca si aprì e il suo labbro inferiore cominciò a tremare finché non ci affondò i denti per farlo smettere. Per me era un semplice braccialetto da bancarella con il simbolo dell’infinito. Ma per lei significava molto di più. E anche per Kegan. Per questo lui mi aveva chiesto di buttarlo e io invece avevo deciso di usarlo come arma. «Tra sei giorni è Natale» le ricordai, piazzando la mia carta vincente sul bancone. Entrò una donna e Rose raggiunse la sua amica dietro al bancone. Aveva un aspetto di merda, ma cominciò a intrattenere la cliente per evitare me e il mio sguardo. E, non appena questa sparì con la sua pianta, gli occhi di Rose si inchiodarono al braccialetto, come se fosse un sole che l’attirava nella propria orbita. «Dovresti venire. Durante le feste Kegan chiede sempre più del solito. Non lo dice apertamente ma spera di essere lasciato in pace, però lo prenotano ugualmente.» Rivolsi lo sguardo alla sua amica che mi stava ancora tendendo il mazzo, lo presi e feci finta di andarmene. Oh, sì, finsi. Perché poco prima di raggiungere la porta feci marcia indietro e tornai di fronte a Capelli d’oro. Aveva ancora quell’aria sprezzante sul faccino incantevole. Ma non sarebbe durata a lungo. «Quasi dimenticavo» recitai rivolgendole uno sguardo arrogante e un sorrisino compiaciuto. «Questi sono per te.» Lasciai i fiori davanti a lei e mi bastò la sua espressione spaesata per assaporare il gusto della vittoria. Era senza parole, e rossa come le sue cazzo di rose.

Jenna arrossì leggermente e sistemò i lunghi capelli dietro le spalle. «Ho quasi finito» mi informò. «Ti va di aspettare e poi salire da me?» Esalò un profondo sospiro e vidi il panico danzarle negli occhi. Forse temeva un mio rifiuto. Oppure aveva paura di ciò che sarebbe inevitabilmente accaduto tra di noi. Jenna sapeva bene quanto me che presto saremmo finiti di nuovo nudi. «Sì, voglio salire da te.» Lo dissi come se fosse stato un qualcosa di sporco. Le sorrisi e il rossore sul suo volto divenne violento. Poi continuai a guardarla in silenzio, mentre lei lavorava. Jenna si occupava delle ultime decorazioni ma ero certo di non essere il solo in questo negozio che sognava a occhi aperti l’attimo in cui ci saremmo tolti i vestiti per darci da fare. Finalmente arrivò il momento della fine, seguito all’istante dai fattorini venuti a recuperare tutte le piante che Jenna aveva preparato per la cliente. «Quindi ora possiamo andare?» Non stavo più nella pelle. Il suo sguardo vagò nel negozio, per poi posarsi su di me. «Sento che dovrei cambiare idea, ma il punto è che non voglio farlo. Per cui sì, possiamo andare.» Le sue parole e il modo in cui mi guardava mi mettevano parecchio a disagio. Perché, sì, cazzo, sarebbe stato meglio finirla qui, soprattutto perché Jenna aveva la parola “pericolo” tatuata su ogni parte del corpo e perché i suoi occhi sembravano implorarmi di andarmene, visto che lei non aveva il coraggio di mandarmi via. Ma nemmeno io volevo tirarmi indietro.

Il mio autocompiacimento scemò, e andò del tutto all’inferno quando lei riprese a parlarmi con tono annoiato, come se nulla fosse. «Quindi vuoi davvero i tuoi fiori per quella dell’altra volta?» La sua espressione mi sfidava a confermare che fossero per lei, e se lo avessi fatto le avrei dato la soddisfazione di spedirmi fuori di qui con un insignificante due di picche. Quindi, se voleva continuare a comportarsi da stronza totale, le avrei dato ciò che meritava al momento, e non era un orgasmo. «Oh.» Mi grattai la nuca fingendomi sorpreso. «Credevi parlassi di te?» domandai con finto imbarazzo. Jenna sussultò e io risi, una risata bassa e divertita. Centro. Finalmente, cazzo. L’espressione che aveva adesso sul viso era al limite dell’imbarazzo, quello vero. Di colpo non riuscì più a reggere il mio sguardo e chinò la testa. «Io pensavo… Dio, che idiota, ma avevo immaginato che siccome l’altra volta… Sai una cosa? Lascia stare» parlò mangiandosi le parole, poi tacque e inspirò a fondo. «Te lo preparo subito.» Si allontanò da me alla velocità della luce e tornò indietro altrettanto rapidamente per prepararmi quel fottuto mazzo. Aveva ancora le guance paonazze quando terminò. Di nuovo non mi guardò in faccia. E visto che eravamo soli avrei anche potuto dirle che sì, quei fiori erano per lei, e toglierla dal disagio in cui era piombata grazie a me. Ma da bravo stronzo qual ero tenni la bocca chiusa. «Sono quindici dollari» mi disse consegnandomi un mazzo di fiori rossi e rosa di cui non mi fregava un cazzo. Il vero spettacolo era assistere a come, nel giro di un attimo, quell’atteggiamento da dura avesse lasciato il posto a un’innocua ragazza impacciata. Era questo che si nascondeva dietro quella scorza da rigida stronza? «Grazie.» Si perse il ghigno che mi piegava le labbra, ma avvertì perfettamente le mie dita che toccavano apposta le sue con la scusa di prendere quel mazzo che non volevo neppure. Indossai gli occhiali da sole e le scoccai un’ultima occhiata trionfale prima di lasciare il negozio. Sarei ancora potuto tornare indietro e darle quella cosa profumata che sistemai sul sedile del passeggero, invece ingranai la marcia e partii. Sensi di colpa? Zero.

diavoletta

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