RECENSIONE ANIME DI CRISTALLO ALBEDO DI ZOE BLAC

28 Set, 2020

TITOLO: ALBEDO
AUTORE: ZOE BLAC
EDITORE: SELF Publishing
SERIE: ANIMA DI CRISTALLO
VOLUME: #3 di 3 (Nigredo, Rubedo, Albedo)
GENERE: CONTEMPORARY Romance (erotic, angst)
PREZZO: E-Book € 2,99
(PROMO RELEASE a 0,99€ per le prime ventiquattro ore)
PREZZO CARTACEO: €14,00
DATA DI RILASCIO: 17 settembre 2020
Link d’acquisto: https://amzn.to/3kUyAJS

 

TRAMA

Qualcosa si è rotto dentro Rush, Michelle tenta invano di aggiustarlo, ma il dolore recondito che affiora dall’anima sembra più forte di ogni determinazione a superarlo. Nuovi segreti e oscure menzogne minano il legame tra i due amanti e il destino implacabile, ancora una volta, orienta le sorti in un gioco che finirà per separare le loro vite. La guerra per qualcuno sembra vinta, ma si sa che l’ultima parola non è mai detta. Il tempo e le distanze rafforzano o indeboliscono un amore? Cosa vuol dire ritrovarsi con gli stessi occhi eppure profondamente diversi? Albedo è una storia di paure, di passioni irrequiete e brucianti, che si incidono sulla pelle mettendo a nudo le coscienze. Il finale tanto atteso è arrivato, con l’alba di un nuovo giorno si conclude la trilogia di Anima di Cristallo.

ZOE BIO

È una imprenditrice di larghe vedute. Artista poliedrica, laureata all’Accademia di belle Arti, dopo due master in comunicazione e cool hunting, avvia una carriera nel B2C, attiva a tutt’oggi.
Scrive sotto pseudonimo, disegna, dipinge, appassionata di musica e arte, compone racconti e legge romanzi da quando è bambina.
La sua prima opera auto pubblicato è CLAUSTROFOBIA, un romanzo erotico-noir che fa parte della Dilogia del Buio assieme a NEMESI e si conclude con la novella INCANTO.
Zoe ha sempre dichiarato di voler mantenere la propria indipendenza rispetto alle dinamiche imposte dalle case editrici, scrive solo per passione e lo fa seguendo la propria indole e l’ispirazione. Dopo la trilogia di ANIMA DI CRISTALLO (NIGREDO, RUBEDO e ALBEDO) verranno alla luce pubblicazioni molto diverse tra loro, tra queste una novella dark distopica e una raccolta di fiabe noir che faranno parte di un importante progetto a quattro mani realizzato con un l’autore Stefano Lacuessa.
Zoe parteciperà alla fiera del Romance di Milano.

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È quasi difficile dire addio a questa trilogia… Difficile perché Rush e Michelle sono diventati parte di me. Questo romanzo è stato il capitolo finale della serie, ma spero che Zoe prenda in considerazione qualche spin off, tanti personaggi sono convinta hanno tanto da dire, soprattutto Paul e Björn. Zoe ha il potere di farti immergere nel romanzo, di fare tue le emozioni, le sensazioni… E devo dire che questo è stato il più struggente, scritto di pancia, d’impolso. Lo scenario si apre con un Rush distrutto dalla perdita del padre, ma non si rende conto che nella distruzione ci sta portando proprio lei, la sua “Ma belle”. Un susseguirsi di colpi di scena ci faranno rimanere con fiato sospeso, ci faranno scalpitare, urlare, piangere. Quando tutto sembra perduto ecco che arriva la luce, ma questa luce sarà quasi irraggiungibile. Ci fa ragionare su quanto un rapporto di coppia si basi su fiducia e rispetto, quando iniziano a scarseggiare questi sentimenti fondamentali, la coppia precipita in picchiata. Ma loro sono come il mare e il cielo, sono destinati ad incontrarsi, a fondersi, ad amarsi. Rancori, bugie, invidie, tradimenti tutto verrà svelato, tutto sarà il contrario di tutto. Chissà se Rush e Michelle riusciranno a mettere da parte il loro orgoglio, e far riaffiorare quell’amore viscerale. Non vi resta che scoprirlo e leggere questa meravigliosa trilogia, innamoratevi anche voi di Rush e Michelle come ho fatto io.
Baci, baci Lisa. 


ATTENZIONE POTENZIALE  SPOIER!!

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Michelle si alzò di scatto, la sua sedia emise un fastidioso stridio prima di cadere a terra. «Adesso basta! Tu hai passato il segno, Rush, non hai il diritto di parlare di ciò che facciamo a letto e tu, Paul, non sono costretta a farti rapporto sulla mia vita privata dannata.» «Hai sentito? Lo ha ammesso» si rivolse al cugino, dileggiandolo. «Gode da morire!» rettificò perverso. «Sta zitto! Sei sbronzo» lo rimbeccò lei. «Sei pazzo!» commentò Paul. «E tu sei solo un bastardo, cercati una donna e gira alla larga dalla mia» gli puntò il dito. Lei si mise in mezzo e iniziò a urlargli di smetterla. «La guardi come se volessi mangiarla!» ringhiò Rush a muso duro. «Se la toccherai con un dito, io te la farò pagare!» minacciò Paul. «Smettila, ha bevuto, non lo vedi?» sibilò Michelle. «Non sono ubriaco, sono qui per insegnare a questo coglione a non desiderare la donna d’altri.» «Portalo via di qui, Michelle, prima che lo sbatta fuori io!» Lo tirò verso la porta. «Smettila Rush, non fare lo stronzo.» «No, cazzo, deve sapere che sei mia…totalmente» replicò riottoso, sfilando via la mano dalla sua. «Andiamo subito via di qui!» lei lo spinse fuori e lui si lasciò trascinare verso l’ascensore. «Smettila di bere. Ti avverto. Non posso salvarti dal tuo mare di whisky.» «Non voglio essere salvato!» «E allora smettila di dare di matto! Guardati, sei un rottame, non posso vederti così!» «Le rovine sono un dono, la distruzione è la via per la trasformazione!» sentenziò solenne. Michelle rabbrividì, un guizzo di pura follia stravolgeva i tratti che tanto amava. «Può anche darsi, Anderson, ma quando tu ti sarai trasformato io non sarò più qui. Dammi le chiavi della tua macchina. Ti porto a casa.»


«Ehi, ma che succede?» la ragazza restò impalata sulla porta. «Entra. È di là, lo stanno visitando.» «Come mai? Cos’è successo?» «Sono arrivato in tempo, il bastardo ha avuto una crisi.» «Maledizione, lo sapevo!» la donna gettò la sua borsa sul divano. «Devi aiutarmi, Matt. Non fa che bere e allenarsi come un pazzo e ho il sospetto che durante il giorno mangi pochissimo. Ha perso peso.» «Dannazione, ho voglia di spaccargli la faccia!» Lanciò un pugno nel vuoto, quindi si avvicinò alla donna e la prese per le spalle. «Resta qui con lui per qualche giorno, Michelle, tienilo d’occhio. Ci sta tenendo nascosto qualcosa, lo conosco bene.» Il medico uscì dalla stanza poco dopo e parlò ai due, che lo interrogarono preoccupati. «Episodi ripetuti di crisi ipoglicemiche possono indurre una carenza di sensibilità, da parte dell’organismo. In questo modo l’individuo non avverte più i cosiddetti segnali di avvertimento e questo comporta il mancato ricorso a un trattamento tempestivo. È chiaro che Rush sta adottando un regime diverso dal suo solito. Occorre riportarlo in riga e tenerlo monitorato.» I due si scambiarono un segnale d’assenso e Matt ringraziò il medico. «Mi prenderò qualche giorno e starò qui con lui» stabilì la donna.


Sentì qualcosa che si rompeva dentro di sé quando realizzò cosa aveva fatto: attraverso le telecamere di sorveglianza, vederla piegarsi su sé stessa e vomitare appena fuori dall’ingresso del privé, le trafisse il petto con la stessa efficacia di una lama ben piantata nel cuore. Si portò una mano alla bocca per bloccare la nausea, che di riflesso era venuta anche a lui e si abbandonò sulla poltrona alle sue spalle. È giusto così. La ferita aperta sanguinava senza sosta, non vi era cura. Fu come una lenta morte che avvolgeva col suo manto scuro ogni cosa, era quanto di più insensato e atroce Rush avesse mai provato in vita sua.

Lo squillo del telefono lo riportò alla realtà, lo afferrò e rispose con tono piatto senza guardare chi fosse. Sperò invano di udire la voce della donna che amava e che aveva martirizzato, invece era Matt e l’amico lo seppellì di insulti prima di chiedergli come stesse. Rush non disse una parola, attese muto che lui lo mandasse al diavolo e chiudesse la comunicazione. Altro alcol e forse anche acqua, solo questo era ciò di cui aveva bisogno, se li procurò e tornò a letto. Buio, di nuovo, e i suoi occhi si chiusero senza che lui se ne accorgesse. Era nudo riverso nel letto, la testa dolorante e il corpo avvolto in un sudario di agonia. La vide, di fronte a sé: bellissima e sensuale, era china sul suo corpo, la bocca vicino al pene che iniziava a diventargli duro. Si sollevò sui gomiti a fatica, ma non era vero, non poteva essere reale. Pronunciò il suo nome a voce bassa, poi lo gridò e si abbandonò sul materasso stringendosi la testa fra le mani. Silenzio, buio, vuoto. Erano passati tre giorni.

In tenuta da jogging, sudata, con la musica nelle cuffie sparata a volume atomico, Michelle ascoltava la sua playlist rock e correva lungo Regent Street: era un buon modo per stare in mezzo alla gente e al contempo isolarsi da tutto, mettendo a tacere tutti i suoi pensieri sconnessi. Arrivò prima la chiamata di Paul, poi quella di Denise. Indecisa, le rifiutò entrambe e proseguì senza fermarsi, aumentando il ritmo della corsa. Voleva infliggersi altra sofferenza, mettere a dura prova il proprio corpo per fargli pagare lo scotto delle sue azioni scellerate. Neppure a Denise sapeva come spiegare ciò che aveva fatto e perché. All’improvviso dovette arrestare il passo per riprendere fiato, estrasse il telefono dal marsupio e sgranò gli occhi davanti allo schermo: la chiamata in entrata era di Rush. Quel nome tanto agognato dopo mesi ricompariva sullo schermo e una valanga di emozioni la travolse. Quante volte gli aveva scritto senza mai ricevere risposta! Spesso gli lasciava dei messaggi disperati o minacciosi, ma quella doppia spunta grigia era l’unica risposta che otteneva. Calde gocce le inumidirono gli occhi e scesero giù, mentre ascoltava la melodia che lui stesso aveva impostato come suoneria, quella Take my Breath Away dei Berlin, lo avevano ballato insieme nel pub in Dorset. Ignorò anche quella chiamata.

Scheda Tecnica

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