In collaborazione con Royal Books Edizioni che ringrazio per la copia concessa
Bentrovate Peccatrici,
Jennifer Hartmann esordiva nel mondo letterario con questa dilogia nel 2020 che Royal Books Edizioni ha portato in Italia proprio in questi giorni e quindi non mi resta che presentarvi “ARIA”, il primo volume.
Una cameriera di un pub newyorkese che dà poca confidenza e il frontman di una band emergente cosa possono avere in comune? Bè, non serve avere sintonie speciali quando ciò che il cantante chiede è solo di conoscere e frequentare una bella ragazza e non c’è trucco e non c’è inganno.
C’è chi cerca normalità in mezzo al caos e alle luci dei riflettori e chi a quella baraonda non ci è proprio abituata e convive ormai abitualmente con le sue ombre: entrambi stanno provando a costruire un rapporto tra un soundcheck e un concerto, tra i turni al locale e la voglia di provare a rimettersi in gioco.
Lo scorbutico chitarrista dei Freeze Frame però non è d’accordo su questa distrazione e invece di mettere i bastoni tra le ruote come da programma iniziale, finisce per essere il custode involontario di segreti inconfessabili. Dovrebbe sabotare questa unione, tenere concentrato il suo frontman e lasciare che sia la musica la loro priorità, ma avverte un’alchimia con quella donna che si prefigge di scacciare all’istante.
Instaurare una pace armata per il bene della band e per creare un clima sereno pare sia l’unico sistema per andare d’accordo e non far scoppiare una guerra, ma quando si accende una fiamma non è detto la si possa domare con una bottiglietta d’acqua.
Lui conosce le insane contaminazioni del passato della compagna del suo amico che le provocano insicurezze e una visione distorta di sé e allora cosa fa? Diventa una spalla, un confidente e un supporto, non più un ostruzionista, soffocando qualcosa che sta nascendo per non scatenare un finimondo.
Lei d’altro canto, non percepisce più l’ostilità iniziale, ma un filo che la lega a quest’uomo con cui può provare ad ammutolire le interferenze nocive che le si agitano dentro nel suo percorso di faticosa rinascita.
La penna della Hartmann è in via di sviluppo e si sente, eppure le sue idee sono buone e incanalate nella giusta direzione: provocare tensione, lacerazioni dell’animo e connessioni che non scoppiano travolgenti, ma si muovono gradatamente dandosi tempo.
Le decisioni prese, gli slanci, le titubanze e i passi indietro fanno parte di un itinerario che coinvolge tutti i personaggi e si allarga a macchia d’olio per trasformare un embrione in un organismo più definito e emozionale.
L’autrice porta all’attenzione situazioni che hanno determinato un’incertezza della personalità frutto di scelte sbagliate e di legami molesti, la volontà di non ricadere nella stessa voragine, ma anche la precarietà di non esserne in grado. Dimostra come non bastino due braccia forti e vibrazioni positive a risollevarsi dal buio e dalle spore velenose e che la percorrenza di un cammino non facile non possa escludere delle ricadute.
La sensibilità di trattare alcuni temi non invadendo l’intera trama e non rendendola soffocante, lascia spazio alla costruzione di sentimenti profondi che ormai si sono radicati strenuamente nei protagonisti ed è un filo che si tende e si allenta, ma che non si spezza.
Vi auguro una buona lettura e ci vediamo la settimana prossima per parlare di “CODA”, il volume conclusivo.
Moira




