È reale solo se ci credi è un romanzo per metà autobiografico. Ho scritto infatti della mia storia, delle mie emozioni e ho messo in gioco la mia personalità. Quando ho cominciato a scriverlo, mi sono immediatamente resa conto del fatto che non stavo scrivendo soltanto con la speranza di emozionare gli altri: mentre ricordavo, immaginavo, fantasticavo e mettevo per iscritto i miei pensieri, stavo scrivendo prima di tutto per me stessa, per fare in modo che determinati momenti restassero nero su bianco per sempre. Ho ben presto realizzato che il mio romanzo stava diventando una sorta di diario personale, un “confidente” a cui raccontare ciò che ho vissuto.
Ciò non significa che la fantasia non abbia avuto un ruolo importante nella stesura del romanzo, sopratutto negli ultimi due capitoli: il colpo di scena che mette in discussione gran parte della storia fa sì che il lettore possa riflettere e porsi delle domande anche dopo aver terminato la lettura.
Estratto:
Per me scrivere ha due significati. Innanzitutto, occupa il posto che per molti ha la fotografia: scrivere è il modo più efficace, per me, di ricordare gli eventi, le emozioni che ho provato. Rileggere quello che ho scritto suscita in me emozioni più forti del guardare una fotografia. Perché? Beh, qui si arriva alla seconda motivazione. Io scrivo per conoscermi meglio.
Scrivo quando sono triste, quando sono felice, quando voglio raccontare a me stessa un qualcosa di straordinario che mi è capitato. Per questo mi ritrovo a scrivere questa storia, la mia storia d’amore. E leggere ciò che ho scritto è per me come aprire un varco nella mia anima e leggerci dentro.